PUBBLICATI DA LIFE REDUNE LINEE GUIDA E MANUALI PER LA CONSERVAZIONE DEGLI HABITAT DEI SISTEMI COSTIERI SABBIOSI

Progetto LIFE REDUNE - Restoration of dune habitats in Natura 2000 sites of the Veneto coast (LIFE16 NAT/IT/000589)
Le dune sabbiose sono un importante serbatoio di biodiversità e cruciali elementi di resilienza delle linee di costa, contribuendo al controllo dell’erosione costiera e alla mitigazione degli eventi climatici estremi. Sono classificate come habitat minacciati a livello globale, soprattutto a causa di una fortissima pressione antropica legata all’industria del turismo.
In questo contesto ha agito il progetto LIFE REDUNE - “Restoration of dune habitats in Natura 2000 sites of the Veneto coast”, co-finanziato dalla Commissione europea nell’ambito del Programma LIFE 2014-2020.
Negli ultimi quattro anni LIFE REDUNE ha sviluppato una serie di strategie di coinvolgimento dei portatori di interesse e azioni concrete per il ripristino e la conservazione degli habitat tipici dei sistemi costieri lungo il litorale veneto. Da queste esperienze, unitamente ai dati di letteratura e alle conoscenze acquisite in collaborazione con altri progetti su tematiche analoghe, sono stati elaborati un manuale e quattro linee guida che nel loro insieme forniscono le buone prassi per la corretta gestione e conservazione a lungo termine degli ecosistemi costieri sabbiosi:
1. Manuale di propagazione delle specie di ambienti dunali adriatici.
2. Linee Guida per la fruizione turistica sostenibile e la corretta gestione per la conservazione
a lungo termine degli ecosistemi dunali.
3. Linee guida per l’uso dei droni nel monitoraggio delle spiagge.
4. Linee guida sul coinvolgimento di operatori turistici nella tutela di habitat dunali.
5. Linee guida per l’eradicazione di Oenothera stucchii.

Tali documenti sono disponibili a questo link

LIFE REDUNE, coordinato dal Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica dell’Università Ca’ Foscari Venezia, gestito da EPC- European Project Consulting srl con il partenariato di Regione Veneto, Veneto Agricoltura e SELC soc. coop., ha riqualificato gli habitat 2110, 2120, 2130* 2250* e 2270*, tipici dei sistemi dunali dell’alto Adriatico, nelle aree di Bosco Nordio, Penisola del Cavallino, Laguna del Mort e Pinete di Eraclea e Laguna di Caorle e Foce del Tagliamento.

Leggi QUI il comunicato originale.


DUNE E TURISMO: LINEE GUIDA PER UNA GESTIONE SOSTENIBILE

Le dune hanno l’importante funzione di difendere naturalmente l’entroterra dalle mareggiate. Ma come conservare integri i sistemi dunali nelle spiagge invase da turisti? Esperti e studiosi che hanno lavorato sul campo lungo il litorale veneto negli ultimi quattro anni hanno elaborato delle linee guida per una fruizione turistica sostenibile e la corretta gestione e conservazione a lungo termine degli ecosistemi dunali.

Saranno presentate nel corso dell’evento finale del progetto LIFE REDUNE, in programma venerdì 25 marzo dalle 9.30 nell’Auditorium Mainardi del Campus Scientifico dell’Università Ca’ Foscari Venezia (via Torino, 155). L’evento è aperto al pubblico e sarà occasione per conoscere e approfondire il valore ecologico, in termini di biodiversità e servizi ecosistemici, dei sistemi costieri mediterranei. Il Convegno si terrà simultaneamente in presenza e on-line.

Il progetto LIFE REDUNE “Restoration of dune habitats in Natura 2000 sites of the Veneto coast”, co-finanziato dall’Unione Europea e guidato dai ricercatori del Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica dell’Università Ca’ Foscari Venezia, con il partenariato di Regione Veneto, Veneto Agricoltura, EPC srl e SELC soc. coop., è stato attivo per il ripristino e la conservazione degli habitat tipici dei sistemi costieri nelle aree di Bosco Nordio, Penisola del Cavallino, Laguna del Mort e Pinete di Eraclea e Laguna di Caorle e Foce del Tagliamento.

Il convegno vuole promuovere lo scambio di conoscenze e buone pratiche per la conservazione e la gestione sostenibile dei sistemi costieri sabbiosi. Classificati come habitat minacciati a livello globale, questi ecosistemi sono un importante serbatoio di biodiversità e cruciali elementi di resilienza dei territori costieri, contribuendo al controllo dell’erosione costiera e alla mitigazione degli eventi climatici estremi.

 

Interverranno:

Gabriella Buffa, Università Ca’ Foscari Venezia - Coordinatrice scientifica di LIFE REDUNE

Salvatore Orlando, Direttore del Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica dell’Università Ca’ Foscari Venezia

Cristiano Corazzari, Assessore a Territorio, Cultura, Sicurezza, Flussi migratori, Caccia e pesca, Regione Veneto

Federico Vianello, Direttore Unità Operativa Sistemazioni Idraulico Forestali e Aree Naturalistiche, Veneto Agricoltura

 

Relatori:

Annelore Bezzi e Giorgio Fontolan, Università di Trieste, Il sistema spiaggia e duna: processi e funzioni 

Alberto Barausse, Università di Padova, La conservazione della biodiversità costiera in un contesto di cambiamenti climatici: costo o opportunità di sviluppo sostenibile? L'esperienza del progetto Interreg Italia-Slovenia "ECO SMART" 

Alessandro Berton, Presidente Unionmare Confturismo Veneto, Sostenibilità ambientale come volano economico per il turismo balneare 

Giovanni Mattias, Assessore all’Ambiente Comune di Pomezia, Gestire una duna antropizzata: l’esempio del comune di Pomezia

Marco Abordi, Coordinatore tecnico scientifico del processo “Contratto di Area Umida del Sistema della Laguna di Caorle e Bibione”, L’esperienza del “Contratto di Area Umida del Sistema della Laguna di Caorle e Bibione” nel coinvolgimento di tutti gli attori locali finalizzato ad azioni condivise di tutela e valorizzazione dei valori ecosistemici costieri e lagunari. 

Corrado Battisti, Città Metropolitana di Roma, Citizen Management finalizzato alla tutela di ecosistemi dunali disturbati: caso studio presso ZPS 'Torre Flavia' 

Giosuè Cuccurullo, Consigliere del Comune di San Michele al Tagliamento - Presidente del Comitato Riserva Naturale Foce del Tagliamento, Qui tutto è duna 

Francesco Cancellieri, Vincenzo Piccione, Assocea Messina APS; Presidente del Comitato dei Promotori della Carta dei Comuni Custodi della Macchia Mediterranea, Il percorso della Carta dei Comuni custodi della Macchia Mediterranea e prospettive future 

Federica Piccolo, EPC srl – Communication e Project Manager di LIFE REDUNE, Informare e ascoltare i portatori di interesse  

Edy Fantinato, Università Ca’ Foscari Venezia, Il contenimento dei flussi turistici e della pressione antropica 

Jacopo Richard, Veneto Agricoltura, Modalità di pulizia della spiaggia e gestione del materiale spiaggiato 

Francesco Scarton e Marco Baldin, SELC coop. L’ingegneria naturalistica a basso impatto 

Roberto Fiorentin, Veneto Agricoltura, Ripristinare gli habitat dunali 

Mauro Giovanni Viti, Regione Veneto, Adozione regionale delle Linee Guida per la Gestione sostenibile delle spiagge


Metodo artigianale, strumenti adeguati

La giallo-fiorita Oenothera stucchii Soldano è una specie aliena che ha colonizzato i sistemi dunali a danno delle specie autoctone. La particolare nicchia di germinazione con elevata affinità per la luce, l’elevata produzione di semi e la crescita rapida garantiscono una maggiore competitività in contesti disturbati e una forte tendenza all’invasività. Nelle aree di intervento di Life Redune, l’habitat di elezione di O. stucchii è rappresentato dal 2130*.

Il progetto Life Redune prevedeva interventi di eradicazione annuale di O. stucchii per tre anni e il monitoraggio delle popolazioni di O. stucchii per valutare l’efficacia dell’azione di contenimento nel ridurne la densità nelle aree di intervento.

L’attività di monitoraggio ha previsto la delimitazione di quattro aree di saggio - due presso il sito Cavallino Treporti Punta Sabbioni e due presso la Punta Capalonga - sottoposte a pratiche di contenimento differenti: eradicazione manuale o tramite decespugliatore. Entro ciascuna area di saggio sono stati georeferenziati 3 plot permanenti di 1m × 1m, in ciascuno dei quali è stato registrato il numero di individui di O. stucchii a luglio 2019 (prima dell’implementazione degli interventi), a luglio 2020 (ad un anno dal primo ciclo di interventi) e a luglio 2021 (ad un anno dal secondo ciclo di interventi).

Dai monitoraggi è emerso come il numero di individui di O. stucchii sia generalmente diminuito, indipendentemente dal sito preso in esame e dal tipo di azione di contenimento implementata. In particolare, rispetto alle condizioni antecedenti all’avvio degli interventi, nel 2021 si è registrata una riduzione media del numero di individui pari al 28.6% nelle aree sottoposte ad eradicazione manuale e al 58.5% nelle aree sottoposte a intervento tramite decespugliatore.

La maggiore riduzione nel numero di individui di O. stucchii a seguito dell’intervento tramite decespugliatore può essere ricondotta al minor disturbo arrecato all’habitat da questo tipo di azione rispetto all’eradicazione manuale, che anche se effettuata correttamente, comporta comunque movimento della sabbia, dovuto sia all’estrazione dell’apparato radicale sia al calpestio da parte dell’operatore.
O. stucchii tende a formare popolazioni particolarmente abbondanti proprio in condizioni di elevato disturbo antropico, soprattutto sottoforma di calpestio. Il calpestio, infatti, determina una minor resistenza delle comunità autoctone all’invasione, e concorre alla risospensione dei semi di O. stucchii sulla superficie della sabbia, favorendone la germinazione.


I monitoraggi del litorale con il drone, pro e contro

L’esperienza di LIFE REDUNE, che ha permesso non solo di eseguire la fotogrammetria aerea a diverse aree del litorale veneto, ma anche di confrontarsi nell’ambito delle azioni di networking e replicazione, con altri progetti che operano su litorali diversi (es. Life Primed, Life Calliope, Interreg CASCADE) ha portato ad alcune conclusioni sui vantaggi e limiti all’utilizzo del drone per i monitoraggi delle spiagge, che riassumiamo di seguito.

 

Vantaggi nell’impiego di droni in ambito costiero

  • Costi contenuti à l’impiego di personale è ridotto e nel tempo massimo di volo (45 minuti) è possibile rilevare fino a 8 km2 di superficie. Il costo principale è dovuto all’attrezzatura ma è giustificato dalla facilità di rilievo.
  • Ripetibilità dei rilievi à anche in differenti situazioni, il metodo descritto può essere applicato con successo ed affidabilità. Questo perché il fondamento del metodo è l’acquisizione di immagini aeree, che viene fatto in maniera replicabile, le differenze possono stare nell’uso di diversi sensori e nella successiva elaborazione dei dati.
  • Monitoraggio di aree inaccessibili o fragili à le zone costiere possono essere occupate da aree umide, zone di fitta vegetazione, dove il rilievo da terra è estremamente oneroso, e habitat fragili o con specie protette, dove il rilievo da terra, comporta pur sempre un disturbo. Una volta ottenuta la mappatura di dettaglio tramite integrazione di ortofoto e rilievo a terra, col drone è possibile monitorare i cambiamenti di forma o superficie del poligono occupato da un determinato habitat; in alcuni casi specifici è possibile monitorare cambiamenti strutturali dell’habitat, ad es. in una prateria è possibile monitorare l’entrata di specie legnose, indice di dinamiche in atto nell’habitat. In alcuni casi, quindi, il monitoraggio con drone può quindi essere utilizzato alternandolo al rilievo a terra, diminuendo la frequenza di quest’ultimo.
  • L’utilizzo del drone consente di accedere prontamente ai siti anche in seguito ad eventi catastrofici (es. mareggiate, maree eccezionali) che possono modificare notevolmente l’accessibilità al sito, riuscendo ad acquisire dati anche immediatamente dopo l’evento.
  • Vasta gamma di applicazioni à sostituendo la fotocamera o applicando specifici sensori di varia natura è possibile acquisire differenti dati in base all’obiettivo del progetto, ampliando lo spettro dell’obbiettivo delle ricognizioni.

 

Limiti all’impiego di droni in ambito costiero

Il metodo SAPR presenta delle limitazioni, legate soprattutto ai vincoli dettati dalle caratteristiche delle aree di intervento.

  • Ricostruzione delle morfologie à le ortofoto a 5cm di pixel permettono di riconoscere oggetti di dimensioni dell’ordine dei 10cm ma a livello di forma non è possibile riconoscere oggetti che si stacchino dal terreno se questi hanno dimensioni inferiori ai 50-100cm, al di sotto di queste dimensioni verranno sempre ricostruiti a livello del terreno.
  • Acquisizione dei dati in presenza di fitta vegetazione à al di sotto della fitta vegetazione non è possibile acquisire le quote del terreno.
  • Limitazioni autorizzative à per volare in prossimità di persone (massimo a 50m) sono necessarie autorizzazioni come il possesso del patentino A2, rimane comunque vietato volare su assembramenti. Altre limitazioni possono esserci nelle vicinanze di aeroporti o eliporti.
  • Condizioni meteo à a differenza di un rilievo tradizionale non è possibile effettuare un rilievo aerofotogrammetrico con qualsiasi condizione meteo, in particolare con vento forte.

 

Tratto da:

F. Carollo, A. Zarantonello, F. Piccolo (2022). Linee guida per l’uso dei droni nel monitoraggio delle spiagge. LIFE REDUNE

liferedune.it/linee-guida-e-manuali/


Monitoraggio dell'impatto socio-economico | Questionario agli Operatori Turistici

In linea con le attività previste all’interno del progetto, nel corso del monitoraggio ex-post, sono stati somministrati dei questionari rivolti agli operatori turistici con la finalità principale di raccogliere informazioni relative all’’attività economica, ai servizi di educazione ambientale e servizi eco-turistici offerti, e sulla percezione dell’ambiente dunale in relazione alla propria attività.

Dalle analisi condotte sulle informazioni raccolte tramite i questionari è emerso che nel 2021 è stato registrato un aumento del 21% del numero di stakeholders che offrono o consigliano attività naturalistiche, rappresentate principalmente da escursioni guidate in aree naturali.  Questo incremento potrebbe essere correlato con le azioni del progetto, e in particolare con l’organizzazione di escursioni guidate in ambienti dunali e l’installazione di cartelli informativi, e si riflette in un aumento della partecipazione dei visitatori a queste attività.

Altro importante risultato emerso dai questionari, è l’aumento del numero di stakeholders che ha dichiarato di conoscere i siti della rete ecologica Natura 2000. Anche in questo caso è importante menzionare il contributo del progetto Life Redune per le attività di sensibilizzazione e divulgazione, non solo per i visitatori ma anche gli operatori turistici.

Per quanto riguarda la relazione tra ambienti dunali e strutture turistiche, è emersa una diminuzione del numero di operatori turistici che non vede alcun legame con gli ambienti dunali e la propria attività. Inoltre, sebbene sia risultata invariata la percentuale di stakeholders che trae vantaggio dalle dune, è stato riscontrato un aumento tra gli operatori turistici che afferma di poter contribuire alla conservazione degli ambienti dunali, segno di una maggiore consapevolezza e sensibilizzazione.


JINEN | regenerative forest

L'installazione “JINEN | regenerative forest” è un progetto di architettura circolare iniziato a maggio e conclusosi il 1° dicembre, con una cerimonia per restituire le piante alla Vallevecchia di Venezia. Inizia dunque una seconda fase del progetto JINEN che, dopo esser stato accuratamente disinstallato, rinasce di nuovo in un luogo diverso.
Basata sul concetto orientale di “Jinen (che si verifica da sé)”, l'opera architettonica in terra battuta di Tono Mirai rappresenta la rigenerante “foresta” veneziana e il tema della circolazione. L'opera d'arte è infatti una struttura realizzata con materiali naturali: terra, legno e bambù che simboleggiano la città di Venezia e l'ecosistema veneziano. L'installazione incoraggia gli spettatori a riflettere su uno stile di vita in perfetta armonia con la natura.

L'opera è stata esposta alla mostra “Time Space Existence” organizzata dall'ECC (European Cultural Centre), evento collaterale della 17° Mostra Internazionale di Architettura La Biennale di Venezia.


Cambiamento di attitudine nell’utilizzo delle spiagge

Il presidio dei siti dunali e la sensibilizzazione di quanti li frequentano hanno portato a risultati incoraggianti in termini di limitazione del disturbo antropico. Il coordinamento tra lo staff del progetto LIFE Redune e le associazioni che operano nel territorio ha permesso di condividere con turisti e portatori di interesse buone pratiche per un utilizzo sostenibile delle spiagge, consentendo la coesistenza tra fruizione della spiaggia e conservazione degli ecosistemi dunali. Con le attività di educazione ambientale 2018-2021 sono stati raggiunti oltre 8,300 turisti e residenti (adulti e ragazzi delle scuole elementari, medie, superiori) e, grazie alle sollecitazioni del progetto LIFE Redune in coordinazione con gli enti pubblici,  si è ripristinata una condizione di normalità anche laddove era emersa una situazione di forte pressione antropica.

L’esperienza del progetto LIFE Redune mette quindi in risalto il valore di comunicazione, educazione ambientale e controllo attivo dei siti dunali. Affinché tali azioni possano risultare di supporto alle azioni concrete di ripristino degli habitat dunali è necessario che queste vengano implementate con largo anticipo rispetto alle azioni concrete, così da creare le condizioni sociali e culturali necessarie a garantire la sostenibilità a lungo termine del progetto. Queste attività rappresenteranno un capitolo importante nel piano after LIFE.


Densità turistica e morfologia delle dune mobili

L’utilizzo congiunto dei rilievi fotogrammetrici ottenuti dai sopralluoghi areei col drone e delle osservazioni dirette in campo ha permesso di interpretare le caratteristiche strutturali dei sistemi dunali in relazione al disturbo antropico.

Per le aree di progetto presso la Penisola del Cavallino, Laguna del Mort e pinete di Eraclea, Laguna di Caorle e Foce del Tagliamento, l’Università Cà Foscari e EPC srl, partner di progetto Life Redune hanno valutato se e come variasse l’altezza delle dune mobili al variare della densità dei turisti sulla spiaggia. In particolare, nel corso delle stagioni estive 2020 e 2021 - quindi durante la stagione di massima affluenza turistica – sono stati definiti i limiti spaziali di presenza dei turisti sulla spiaggia a partire dagli accessi principali, quantificandone la densità su 100 m2 a distanze crescenti dagli accessi.

Si sono quindi messi a confronto i dati di densità turistica con l’andamento dell’altezza delle dune mobili.

In generale, è emersa una chiara corrispondenza tra densità di turisti e altezza delle dune mobili: aree ad elevata densità mostrano un’altezza media delle dune mobili inferiore rispetto ad aree scarsamente frequentate. In ambiti non presidiati, un’elevata densità di turisti può coincidere con un maggiore disturbo da calpestio a carico del sistema dunale. Il calpestio, a sua volta, danneggiando gli organismi vegetali e il profilo dunale stesso, determina una riduzione dell’altezza delle dune mobili, con una conseguente perdita di struttura e funzionalità di tutto il sistema dunale.

Inoltre, dai rilevamenti compiuti in campo, è emerso come i turisti tendano ad occupare la porzione di spiaggia nelle immediate vicinanze dell’accesso principale, distribuendosi raramente oltre i 100 m dallo stesso. Questo risultato evidenzia come una distanza tra accessi consecutivi di almeno 250 m possa rappresentare un valore limite che aumenta la possibilità di conservare l’integrità strutturale e funzionale di tratti di sistemi dunali costieri.


Save the grey dunes

L’habitat delle praterie aride delle dune grigie è un habitat vulnerabile di cui in Italia rimangono ormai poche aree, e che è soggetto a frammentazione e perdita di biodiversità dovuti soprattutto alle attività turistiche e all’invasione da parte di specie aliene.

Due tesi di laurea, due ricerche diverse condotte presso il laboratorio della Prof.ssa Gabriella Buffa del Dip. di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, nell’ambito del progetto Life Redune, mettono in luce due aspetti complementari per la protezione e riqualificazione dell’habitat 2130* - Dune costiere fisse a vegetazione erbacea (dune grigie).

 

Uno studio ha investigato il legame tra forme di crescita e successo del trapianto di dodici specie vegetali native cresciute in vivaio nell’ambito del ripristino delle dune grigie di Ca’ Savio, nella penisola del Cavallino. Le dodici specie sono state divise in tre gruppi a seconda della forma di crescita: cespugli nani, rosulate e cespitose. I trapianti sono stati monitorati mensilmente per un anno, raccogliendo dati sulla mortalità e sulla crescita dei singoli individui. Dalle curve di crescita e di mortalità di ciascuna specie non è emersa alcuna relazione tra forma di crescita e successo dei trapianti. Tuttavia, le ricerche hanno dimostrato la validità del trapianto di individui cresciuti in vivaio come tecnica di ripristino degli habitat costieri degradati e a rimarcare l’importanza del loro monitoraggio, anche a lungo termine.

 

L’altro studio ha valutato la dinamica di invasione della specie esotica invasiva Rosa rugosa Thunb. lungo le coste italiane del Nord Adriatico e in particolare presso il sistema dunale costiero di Vallevecchia - Caorle (VE). Con molta probabilità, R. rugosa è stata introdotta a scopo ornamentale nelle zone turistico-balneari del litorale veneto ed essa ha poi raggiunto gli habitat dunali, favorita dal microclima dal carattere sub-atlantico ivi presente. L’identificazione di tutte le popolazioni di R. rugosa presenti a Vallevecchia è stata seguita da una valutazione della loro relazione con i parametri ambientali per definire l’ecologia dalla specie nel sito di studio. Alla luce di quanto emerso, è possibile ipotizzare che la presenza di R. rugosa lungo le coste del Nord Adriatico sia principalmente limitata alla fascia dunale propria degli arbusti e, dunque, prediliga l’habitat 2130* delle dune grigie, a differenza dalle aree costiere del Nord Europa dove, invece, riesce a proliferare nella maggior parte degli habitat costieri e in condizioni ambientali maggiormente diversificate.

In sintesi, il ripristino delle specie native, l’eradicazione delle esotiche invasive e la riduzione della pressione antropica sono le vie da percorrere per preservare gli habitat delle dune grigie!

 

 

Fonti:

Tesi di Laurea

Dinamica di invasione di Rosa rugosa Thunb. in ambito mediterraneo: il caso nelle dune del Nord Adriatico di Silvia Beltrame

 

Tesi di Laurea

Relationship between plant growth form and transplant success in the recovery of xerophylus grasslands of semi-fixed dunes di Luisa Paparo


I sistemi dunali tra “Jinen” e “Tokowaka”

Life Redune è ospite dell’opera "Foresta Rigenerativa - JINEN" dell’architetto giapponese Tono Mirai, esposta all’interno della mostra "Time Space Existence" (21 maggio-21 novembre 2021) nella sede italiana dell’European Cultural Centre, in occasione della Biennale di Venezia.

Per capire il nesso tra il progetto Life Redune e l’arte, è necessario addentrarsi tra la filosofia giapponese e le correnti d’arte contemporanea.

Jinen è un concetto orientale che significa "ciò che si fa da sé” e, in Giappone, esprime il rapporto sensibile tra gli esseri umani e la natura. In altri termini, la natura si produce da sola senza che alcuna forza esterna possa crearla e svilupparla e l’uomo non deve né trascurare, né forzare la natura. Tokowaka, letteralmente “eternamente giovane”, si associa al concetto di rigenerazione, nel senso di circolarità della vita.

L'architetto giapponese Tono Mirai mette in discussione lo stato dell'architettura attuale e delle città pensate principalmente in termini di razionalità umana. Il suo obiettivo è creare spazi urbani imparando a conoscere la terra e il clima, utilizzando materiali locali, tecniche e artigiani tradizionali, così contribuendo e preservando l’equilibrio della natura.

La installazione di Tono Mirai attualmente esposta a Venezia ed intitolata "Foresta Rigenerativa - JINEN" è l’espressione di un processo circolare che nasce dalla conoscenza di Venezia e della sua laguna e attraverso una creazione condivisa, sperimenta i cambiamenti della natura per poi degradarsi ed essere restituita alla terra come materiale per nuove creazioni.

Le piante utilizzate nel giardino dell’opera Jinen sono specie native tipiche delle dune venete. Sono piante prodotte per il progetto REDUNE e che trascorreranno l’estate a fianco all’opera e che, nell’ottica di riutilizzo di tutti i materiali dell’opera, verranno successivamente trapiantate in uno dei siti del progetto REDUNE al termine dell’esposizione.

 

Crediti: foto di Silvia Felli